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Politica

Catalogna stallo d'Europa, vincono Indipendetisti, primo partito però é Ciudadanos

Boris Johnson a Mosca per parlare di Siria e Cyberwar

Olimpiadi di distensione tra le due Coree

Obama lascia l'Iraq

Usa 2012, Primarie Repubblicane


 

Catalogna stallo d'Europa, vincono Indipendentisti, primo partito gli Unionisti di Ciudadonos, gli eletti rischiano l'arresto

 

Barcellona - Stallo catalano. Gli Indipendentisti vincono le elezioni e riottengono la maggioranza alla Generalitat Catalana, Puigdemont, che se torna in Spagna, rischia l'arresto, premier designato. Ma gli Unionisti di Ciudadanos rivendicano di essere il primo partito della Regione.  Puigdemont stende una mano a Rajoy ma non intende incontrarlo in territorio spagnolo. È accusato dai procuratori spagnoli di ribellione e sedizione. I partiti indipendentisti per la Catalogna (JxCat), la Sinistra Repubblicana di Catalogna (ERC) e l'Unità Popolare (CUP) erano insieme per ottenere un totale di 70 seggi, dando loro la maggioranza.
Nell'ambito del partito separatista, la JxCat del presidente catalano Carles Puigdemont è più votata rispetto al CER, guidata dal suo vice, Oriol Junqueras.
Parlando a Bruxelles, dove è nell'esilio autoimposto, il sig. Puigdemont ha dichiarato che la "Repubblica catalana ha vinto e "lo stato spagnolo è stato sconfitto". Il leader di Ciudadanos, Ines Arrimadas ha detto che avrebbe cercato di formare una coalizione, "é difficile, ma ci proveremo". Sconfitta secca del Partito popolare (PP) del primo ministro Mariano Rajoy, che qualche settimana fa, in nome dell'articolo 155, aveva tolto l'autonomia alla Catalogna.Da Barcellona, il messaggio del numero 2 dell'ERC, Marta Rovira, coincideva con quello di Puigdemont. "Rajoy ha sollevato queste elezioni come un plebiscito all'articolo 155 ... e la Repubblica ha vinto 155!", Ha affermato. "Nonostante l'offensiva di tanti giorni, i cittadini della Catalogna hanno votato a stragrande maggioranza a favore della Repubblica", ha affermato. (Luigi Votano, 22 dicembre 2017)

 

Boris Johnson a Mosca parla di Siria, Cyberwar, Corea e mondiali di calcio

Mosca - Nemici, amici, alleati e spioni. Russia e Gran Bretagna cercano accordi. Boris Johnson é il primo leader britannico a visitare la Russia in cinque anni. Al centro ci sono apparentemente possibili attacchi informatici, in realtà sul tavolo, le questioni scottanti riguardano soprattutto il Medio Oriente e la Siria. Boris Johnson intende ribadire, chissà perché, che il Regno Unito non vuole attaccare le difese informatiche russe, ma dirà che volendo potrebbe farlo. Al di là delle schermaglie diplomatiche. Le relazioni complessive tra i due paesi sono "nel migliore dei casi pessime, nel peggiore dei casi". Il primo ministro britannico ha avvertito a novembre dei rischi della "campagna in corso di spionaggio e interferenze informatica" della Russia. Per Johnson, "ci sono aree in cui la Russia si sta comportando in modo più ostile nei confronti dei nostri interessi che in qualsiasi momento dalla fine della Guerra Fredda". In effettui i temi sono :.la Corea del Nord, la ricerca di una soluzione politica in Siria e la conservazione dell'accordo nucleare iraniano. E infine la sicurezza dei tifosi di calcio inglesi quando la Russia ospiterà la Coppa del Mondo il prossimo anno. I precedenti di Marsiglia preoccupano i tifosi britannici. (Richard Sokolovsky, 22 dicembre 2017)

 
 
 


Olimpiadi di distensione tra le due Coree


 

Seul - Kim Jung Un apre al dialogo con il Sud, in vista delle Olimpiadi, dopo aver annunciato che il suo paese parteciperà ai Giochi. Un sospiro di sollievo, visto che il governo di Seul si preoccupava di eventuali attacchi missilistici o rappresaglie del Nord, proprio nei giorni delle Olimpiadi. Il leader nordcoreano ha anche fatto gli auguri per un miglioramento dei rapporti tra i due paesi divisi ormai dagli anni della guerra fredda. "Le Olimpiadi invernali che terranno presto nel Sud saranno una buona opportunità per mostrare lo stato della nazione coreana e desideriamo sinceramente che l'evento si svolga con risultati positivi". Ha detto Kim a capodanno alla televisione di stato. Una mossa a sorpresa, probabilmente concordata con gli alleati russi e cinesi, che smussa l'immagine internazionale che i media avevano costruito del leader coreano. Dopo le telefonate iniziali, in calendario per martedì 9 gennaio colloqui ad alto livello bilaterali per favorire la partecipazione degli atleti di Pyongyang, in un luogo simbolico, al villaggio di Panmunjeom , dove venne firmato l'armistizio del 1953 che pose fine alla Guerra di Corea. Per il Nord sarà rappresentata, a meno di ripensamenti dell'ultima ora, dal vice-premier Ro Tu Chol. Lo stesso che lo scorso settembre ordinò al calciatore del Perugia Han Kwang Song di non partecipare alla Domenica Sportiva su Rai Due. Seul si affiderà oltre che al ministro dell'Unificazione Cho Myoung-gyon anche a quello dello Sport Do Jong-hwan. Il presidente sudcoreano Moon Jae-in, aveva al tempo stesso invitato i dicasteri dello Sport dei due Paesi a riavviare un dialogo. Moon nella prima riunione di gabinetto del 2018 ha posto però dei paletti, ribadendo che "il miglioramento dei rapporti non può essere separato dal nodo nucleare". Le Olimpiadi di PyeongChang si terranno dal 9 al 25 febbraio prossimi nella località sciistica che dista appena 80 chilometri dal confine. Positive le reazioni internazionali, entusiastiche quelle della Cina (Nicola Campi, 2 gennaio 2018)

 

 

Obama lascia l'Iraq

 

Bagdad - “Dopo quasi nove anni, la guerra finisce .Oggi, nonostante i ripetuti attacchi da coloro che cercano di fermare lo sviluppo dell’Iraq, le violenze si attestano al minimo storico”. Queste sono le parole del presidente Obama sulla missione militare ufficialmente conclusa in Iraq con una cerimonia dell’ammainabandiera a Baghdad alla presenza del segretario alla Difesa Leon Panetta. Iniziata nel marzo del 2003 da George Bush che sosteneva sulla base di prove incerte che Saddam Hussein detenesse armi di distruzione di massa appoggiando Al Qaeda e il terrorismo internazionale, finisce una guerra che ha suscitato grande indignazione e disapprovazione. Dopo la cattura di Saddam, i sunniti a lui fedeli, cacciati dal potere, gli sciiti e Al-qaeda scatenarono attentati e assalti contro le truppe, trascinandosi una scia di violenze e di morti. Avviata senza il consenso delle Nazioni Unite, l’invasione dell’Iraq ha visto una presenza militare assidua da parte degli USA, che ha raggiunto il picco di 165 mila unità nel 2007. Durane la cerimonia, Panetta ha reso omaggio ai suoi soldati affermando: "Potete essere sicuri che il vostro sacrificio ha davvero aiutato il popolo iracheno a lasciarsi alle spalle la tirannia". Gli americani però lasciano un Paese ancora soggetto a violenze politiche, in preda al caos e alla violenza. Molti si interrogano sulla direzione che prenderà il paese e sull’effettiva valenza di questa guerra e sull’aiuto promesso dagli Stati Uniti, i quali si sono dichiarati “partner convinto” dell’Iraq in nome di tutti coloro che si sono sacrificati per questa guerra. In particolare si teme l’influenza dell’Iran, che nel corso degli anni si è servito delle rivolte interne dell’Iraq per fare di questo paese una sua “provincia sciita”. Sul piano politico , l’Iran ha influenzato la politica interna irachena, appoggiando i partiti sciti; in ambito militare ha esortato i militari musulmani ad collaborare con gli americani in nome della stabilità nazionale . Dal 2003 ha rinsaldato i legami economici con l’Iraq e ha fatto del suo territorio una meta importante del turismo religioso iraniano. In base ad un accordo tra Washington e Bagdad del 2008, gli ultimi soldati americani ancora in Iraq lasceranno il Paese entro il 31 dicembre per continuare ad addestrare le forze di sicurezza locali, circa 200 militari e 700 civili lavoreranno come istruttori di aerei da caccia e carri armati acquistati dalla forze armate. La principale base di supporto del medio Eufrate, a quaranta chilometri a sud di Baghdad, è diventata un centro logistico del nuovo esercito iracheno. "Il comando della base è ora trasferito all'Aeronautica irachena, che e' pronta ad assumerne la responsabilità", hanno annunciato le autorità irachene nel corso della cerimonia che si è svolta nella base di Nassiriya, 300 chilometri a sud di Baghdad. L'esercito americano ha consegnato alle autorità irachene l'ultimo detenuto che aveva in custodia in Iraq, Ali Musa Daqduq, un libanese sospettato di essere membro di Hezbollah e accusato di essere responsabile nel 2007 della morte di cinque soldati Usa. di Giovanna Marcianò

 
 


Usa 2012, Primarie Repubblicane

 

Washington - Si sono isolati i due contendenti alla casa Bianca, prima dell’ultimo duello televisivo dedicato alla politica estera e di sicurezza nazionale. Barack Obama è arrivato venerdì sera presso la residenza presidenziale di Camp David, nel Maryland, con i suo più vicini consiglieri più vicini. Mitt Romney si é trasferito a Boca Raton, in Florida dove si terrà il loro terzo e ultimo scontro, prima delle elezioni presidenziali del 6 novembre. Obama dovrebbe finalmente rivendicare davanti a decine di milioni di telespettatori i suoi successi in politica estera : l'eliminazione del nemico pubblico numero 1 degli Stati Uniti, Osama bin Laden, e la fine della guerra in Iraq. Ma il suo avversario, che intende ripristinare il prestigio degli Stati Uniti nel mondo dopo la presidenza "debole" di Barack Obama dovrebbe promettere più forza contro gli attacchi terroristici in tutto il mondo e in particolare contro l’'Iran e il suo programma nucleare. Da parte loro, i due vicepresidenti hanno continuato la campagna elettorale. Dopo aver trascorso la notte a Disney World, il Joe Biden è stato sabato a Orlando, nella Florida, uno stato chiave per l’elezione per incoraggiare i volontari prima di andare a una riunione elettorale a St. Augustine. Ha ringraziato gli attivisti per il loro lavoro, assicurando che se i democratici vincono in Florida avrebbero tenuto la Casa Bianca. Dopo aver condiviso il palco venerdì sera a Daytona Beach, sempre in Florida con Mitt Romney, Paul Ryan è volato a Pittsburgh, in Pennsylvania, uno stato sicuro pe rid democratici, ma dove recentemente si sono imposti i repubblicani. Nei sondaggi, veramente caotici e non in sintonia di queste elezioni, i due candidati sono testa a testa negli stati chiave di Florida, Ohio e Virginia. Obama ha vinto in tutti e tre gli stati nel 2008 vittoria, ma oggi la Florida favorirebbe Romney e in Virginia, sono pari. Il presidente è in vantaggio in Ohio, in base a una media dei sondaggi di RealClearPolitics. Sul sito dell'Huffington Post America. Romney continua ad avanzare nei sondaggi, nonostante la buona prova data dal presidente nel secondo faccia a faccia. Un sondaggio Gallup dà  lo  sfidante  addirittura  avanti  di  7  punti a livello nazionale, mentre due rilevazioni sullaFlorida confermano che il presidente è indietro nel più importante stato in bilico. La situazione generale è difficile per Obama, ma negli stati chiave è ancora in vantaggio. Sette gli stati in bilico : Florida (29 grandi elettori), Pennsylvania (20), Ohio (18), North Carolina (15), Virginia (13), Colorado (9), Nevada (6), Iowa (6) e New Hampshire (4). Ovvero 120 grandi elettori in ballo. Gli Stati considerati democratici sono invece : New York, California, Oregon, Washington, New Mexico, Illinois, Maine, Vermont, Massachussetts, Rhode Island, Connecticut, New Jersey, Delaware, Maryland, District of Columbia, Minnesota, Hawaii, Michigan, Wisconsin. Valgono al momento 227 grandi elettori. Il Great Old Party può contare invece su una solida maggioranza in : Texas, Alaska, Montana, Idaho, Utah, Arizona, Wyoming, North Dakota, South Dakota, Nebraska, Kansas, Oklahoma, Arkansas, Louisiana, Alabama, Georgia, South Carolina, West Virginia, Kentucky, Tennessee, Mississippi, Indiana e Missouri. Tanti poco popolosi, valgono 191 grandi elettori. In questa situazione, Obama rimane a un passo dall'elezione: dei 120 grandi elettori in ballo, gliene bastano 43 per rimanere alla Casa Bianca. Potrebbe succedere come quando vinse Clinton, meno elettori ma più voti. Giovanna Votano, Sabrina Foti, Valeria Iannino, e Gaia Apa

Miami - La svolta aggressiva e polemica di Mitt Romney dopo la sconfitta nel Sud, sembra abbia bloccato la situazione di stallo tra i Repubblicani. Successo pesante, che proietta nuovamente il candidato mormone nel ruolo di superfavorito. L'avvio delle primarie repubblicane per ora non ha dato certezze; tre stati diversi (Iowa, New Hampshire e South Carolina) per altrettanti vincitori. E con un candidato di pochi mezzi economici, ma di grande carisma  e ideali come Santorum che continua a essere l'autentico outsider di queste Primarie. L'unico in grado di rilanciare i valori della destra americana. intanto Romney sembra aver messo in ginocchio Newt Gingrich. Travolto da una miriade di spot televisivi negativi, costati 8 milioni di dollari solo nell’ultima settimana, e attacchi personali, cui si è aggiunta la mobilitazione dell'apparato. L’ex governatore del Massachusetts ha vinto con  il 46,4% dei voti, contro il 31,9 di Gingrich e il 13,4 di Rick Santorum. Più staccato Ron Paul, ccon appena il 7%.  La sorprendente vittoria di Gingrich in South Carolina è stata percepita come il segnale che le primarie potrebbero non costituire per Romney una cavalcata solitaria verso la nomination. Poi ci sono le vulnerabilità di entrambi: durante un forum, a Romney e' stato chiesto di punto in bianco a quanto ammonti la sua fortuna: "Beh...tra i 150 e i 200 mln di dollari, milione piu', milione meno. Ma non l'ho ereditata...". Ma anche l'altro deve far fronte ai punti deboli e ha dovuto barcamenarsi, per esempio, nello spiegare che, a meta' degli anni '90, quando accusava di infedeltà Bill Clinton in pieno scandalo Lewinski, anch'egli aveva una relazione extra-coniugale. Tuttavia un sondaggio rivela che l'ex governatore del Massachusetts e' l'unico candidato del Grand Old Party in grado di battere Barack Obama a novembre.di Lucia Iannò

Charleston - E' bastato scrutinare metà delle schede perr assegnare la vittoria in South Carolina a Newt Gingrich. Tre stati, tre vincitori. Santoum in Iowa, Mitt Romney in New Hampshire,  e adesso Gingrich. Sempre più incerta la corsa alla Casa Bianca tra i Repubblicani.   Newt Gingrich era dato vincente negli ultimi sondaggi, prima per 33 a 32 su Romney, poi addirittura con un distacco maggiore. Poi le proiezioni confermavano la vittoria di Gingrich con nove punti di vantaggio. L'ex speaker della Camera a metà dello spoglio era dato con 13 punti di vantaggio sul suo rivale.  A Gingrich, il 35% delle preferenze, Romney il 26%, Rick Santorum il 20% e Ron Paul il 18%. Il karakiri di Romney era chiaro, subito dopo le sue dichiarazioni sulle sue dichiarazioni dei redditi. Tiene invece ancora Santorum, che accosta e supera Paul. Gli analisti assegnano la vittoria Gingrich perché é stato il primo a montare la campagna contro Romney attaccandolo sulla sua ricchezza e sulle sue tasse, con l'aiuto di uno sponsor, un amico miliardario che ha pagato la campagna pubblicitaria. Creando l'immagine del mormone Romney, come quella di un avvoltoio. Poi Gingrich ha attaccato i media che parlavano del suo scandalo coniugale definendoli "elitari e di sinistra".Dopo l'evangelico South Carolina, adesso si vota in Florida il 31 gennaio. E Romney, nettamente favorito perde terreno. Il mormone, che probabilmente dovrà soffrire finco al 15 aprile, quando potrà mettere a posto la sua dichiarazione dei redditi, in Florida dovrà sfruttare bene il suo enorme budget da investire in una convincente campagna televisiva.  Però la Florida è uno Stato del Sud come la South Carolina, e quindi Gingrich, della Georgia, giocherà di nuovo in casa,  come alternativa conservatrice, e riferimento per l'anima evangelica repubblicana. di Leich Wanton

Charleston - Oggi il voto che può riaprire la corsa. La corsa alla nomination repubblicana si preannuncia lunga. E la battaglia si fa dura, durissima e tutto a vantaggio futuro del presidente Obama. Mitt Romney,c he viene fischiato, non è più in vantaggio. Perry è apertamente schierato per Newt Gingrich che deve ancora scontare le rivelazioni della sua ex moglie, che lo ha accusato di averle proposto un ménage a tre con l'amante. Il problema di Gingrich è proprio con le forze più conservatrici della destra repubblicana, le chiese evangeliche. E Santorum, in splendida forma, nel dibattito alla Cnn, ha stigmatizzato,dicendo, “spetta agli elettori giudicare il carattere di una persona”, poi ha rincarato la dose “ero al Congresso quando gli stessi conservatori lo hanno cacciato da Speaker, non voglio un candidato del quale mi devo preoccupare per cosa dirà il giorno dopo”. E l'ex governatore del New Hampshire John Sununu, alleato di Romney, ha aggiunto su Gingrich, “gli manca solo di farsi fotografare con la mano dentro la giubba, come Napoleone”. Il mormone Romney, ex governatore del Massachusetts, è stato fischiato, per la sua dichiarazione dei redditi, l’elettorato non gli perdona che paga un'aliquota vicina al 15%, ma soprattutto di avere fondi depositati presso paradisi fiscali, deve soffrire fino al 15 aprile, ultimo giorno per mettersi a posto col fisco negli Usa.  Romney, però è stato l’unico, che ha cercato di concentrare i suoi attacchi su Barack Obama, anche per rilanciare l’unità di partito. Intanto ha incassato l'appoggio di Bob McDonnell, governatore della Virginia, uno stato che sarà determinante in novembre. di Leich Wanton
 

New York – I Repubblicani ripartono dal South Carolina. Soprattutto dopo l'autogol di Mitt Romney, che prima si inguaia con la dichiarazione dei redditi, poi alla conta finale dello Iowa, si ritrova con uno stato in meno a favore di Santorum, il candidato della destra conservatrice, senza mezzi, ma sostenuto dalle chiese evangeliche del paese. Un outsider, che va avanti, mentre si ferma Percy. A destra, che dovrebbe significare il 42 per cento dei voti del partito, si trova nei guai anche l'altro favorito Gingrich. Così adesso i candidati sono attanagliati dalla paura delle primarie del South Carolina. Romney aveva la strada spianata, adesso tutto ricomincia. E nella confusione. Non c'é luce a casa dell'Elefantino repubblicano. In ogni caso, il duello a destra dovrebbe essere decisivo. La forza morale di Santorum non ha speranza contro Gingrich, ma fino al momento é l'unico che e le azzecca tutte ed ha le idee molto chiare, "non stiamo avvantaggiando Romney a destra, ma alla fine uno della destra, probabilmente io, sconfiggeremo Romneye poi Barack Obama. E il presidente si é esibito nel mitico Apollo Theatre, quello di Duke Ekllington e Ella Fitzgerald, come crooner, naturalmente in un evento per raccogliere dollari per la campagna elettorale. Ma soprattutto sembra tutto girare liscio per la rielezione. di Leich Wanton

New York - La corsa alla Casa Bianca. Gli attacchi reciproci tra Gingrich e Santorum, tra i Repubblicani, non fanno altro che avvantaggiare l'ex governatore del Massachusetts, Mitt Romney. Per gli analisti politici i giochi siano fatti. Nonostante la buona prestazione di Newt Gingrich e la parziale ripresa del governatore del Texas, Rick Perry. E nonostante il fuoco incrociato sullo stesso Romnet, tra Gingrich e l'ex senatore della Pennsylvania Rick Santorum. Gingrich e Santorum continuano a sferrarsi colpi a vicenda. "Se votate per il senatore Santorum, state in pratica votando per la nomination del governatore Romney, dato che non riuscirà a batterlo," ha detto Gingrich. A margine del dibattito, parlando con la stampa, Santorum ha negato che i suoi attacchi a Gingrich avvantaggino Romney. "Lo sto danneggiando? Lo sto battendo, questa è la differenza", ha detto l'ex senatore. Risposte insoddisfacenti soprattutto sulle perdite di posti di lavoro di società controllate da Bain Capital, la società di private equity di cui è co-fondatore. Ma questi potrebbero essere spunti di attacco per la campagna elettorale di Barack Obama. In questo momento i rivali più che mettere in discussione il primato di Romney stanno erodendosi consenso a vicenda tra i repubblicani più conservatori. di Leich Wanton


 

 
 

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